COSENZA 21 Luglio 2010 – Guardia di finanza e carabinieri hanno arrestato 67 presunti affiliati a uno dei clan della ‘ndrangheta più pericolosi, il “locale” di Corigliano, sequestrando beni per 250 milioni di euro. Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, usura, traffico di sostanze stupefacenti. Gli arresti sono stati eseguiti, oltre che nel Cosentino, nelle province di Roma, Reggio Calabria, Foggia, Bologna, Brescia e Milano.
L’operazione, chiamata “Santa Tecla”, secondo gli investigatori è una delle più importanti condotte nel Cosentino per numero di arresti, spessore criminale e per il coinvolgimento di una dozzina di imprenditori. Le indagini hanno ricostruito il capitale accumulato dai principali indagati, costituito prevalentemente da beni immobili, attività commerciali e quote societarie intestate direttamente o tramite prestanome. Tra i beni sequestrati figurano 48 società e imprese individuali operanti principalmente nel settore dell’edilizia, degli appalti e nella distribuzione di prodotti di cartoplastica, 69 tra appartamenti e ville, 68 terreni, 55 veicoli e numerosi rapporti bancari e polizze vita.
Tra gli arrestati figurano anche gli imprenditori Mario e Franco Straface, fratelli del sindaco di Corigliano, Pasqualina. I due, indicati dai collaboratori di giustizia come storicamente legati alla cosca di Corigliano, sono accusati per un’estorsione compiuta nell’ambito della realizzazione di un villaggio turistico in localita Thurio. Secondo l’accusa, il titolare della società che stava realizzando la struttura è stato costretto da Maurizio Barilari, ritenuto il capo della cosca di Corigliano, ad affidare un appalto milionario, prima per la sola fornitura del cemento e poi per tutta l’opera, alla Straface Srl di Mario e Franco. I due imprenditori hanno poi scelto le imprese subappaltatrici che hanno fatturato alla ditta Straface importi non dovuti grazie ai quali sono stati creati fondi neri girati poi alla cosca. Secondo l’accusa, i fratelli Straface, con l’appoggio dei vertici della cosca, hanno imposto all’imprenditore condizioni economiche tali da determinare un aggravio di spesa superiore al 20% dell’importo dei lavori.