LUSSEMBURGO 31 Marzo 2011 – Anche le parole con cui vengono scritte le norme euroepee possono contribuire al processo di integrazione tra i Paesi dell’Unione. Di terminologia condivisa tra le varie Istituzioni e di traduzioni sempre più rispondenti alle identità europee e a modi di esprimersi in continua evoluzione si e’discusso il 28 marzo a Lussemburgo. Nell’emiciclo dedicato a Robert Schuman,uno dei padri fondatori dell’Ue, si è svolta la conferenza “Terminology in legislative procedures” (“La terminologia nelle procedure legislative”): davanti ad una platea di traduttori e funzionari delle istituzioni europee, professori e studenti provenienti da alcune tra le principali università del Vecchio Continente hanno parlato del ruolo della terminologia nel contestolegale e della condivisione della conoscenza tra la Commissione, il Consiglio e il Parlamento Europeo. Nella sessione mattutina, Antonella Distante, docente alla Sapienza di Roma, ha lanciato la sfida di una possibile mediazione tra il linguaggio globale e le istanze locali. “E’ fondamentale – ha sottolineato – che il mondo della ricerca accademica interagisca con quello delle istituzioni”. Caroline Reichling, responsabile dei Progetti terminologici della Corte di Giustizia europea, ha informato circa le potenzialità e il livello di avanzamento del progetto – da lei coordinato – di un dizionario comune di termini legali, nonostante le differenze tra i linguaggi giuridici dei diversi Stati membri. La giornata di studio ha aperto un ciclo di iniziative promosso da TermCoord, organismo – diretto da Rodolfo Maslias – che si occupa di fornire supporto, nell’ambito del Parlamento Europeo, ai traduttori che si cimentano con la traduzione dei documenti nelle 23 lingue.
