PERUGIA 19 Marzo 2010 – E’ stata presentata oggi la IV edizione del Festival Internazionale del Giornalismo, presso il Salone d’Onore di Palazzo Donini.
Sono intervenuti Maria Rita Lorenzetti presidente Regione Umbria, Wladimiro Boccali sindaco Comune di Perugia, Dante Ciliani presidente Ordine dei Giornalisti dell’Umbria, Arianna Ciccone direttore international journalism festival.
Il Festival Internazionale del Giornalismo è stato fondato nel 2006 da Arianna Ciccone e Christopher Potter. L’obiettivo? Parlare di giornalismo, informazione, libertà di stampa e democrazia secondo il modello 2.0. Un evento nato dal basso, aperto alle “incursioni” degli utenti, un evento unico dove i protagonisti dell’informazione provenienti da tutto il mondo si incontrano con i cittadini, i lettori, gli studenti, i professionisti, in un flusso continuo di idee, scambi, confronti. I media giocano un ruolo fondamentale nelle nostre vite quotidiane ma spesso vivono di autoreferenzialità. Il festival rompe in qualche modo questo muro grazie al suo format e rende vivo e vitale l’incontro tra chi fa informazione e chi ne usufruisce.
L’edizione 2009 con oltre 80 eventi (traduzione simultanea e ingresso libero) in cinque giorni, 220 speakers, più di 250 giornalisti, blogger, freelance accreditati e oltre 300 volontari arrivati letteralmente da tutto il mondo ha registrato in totale circa 30mila presenze. Se si pensa che la promozione del festival, per scelta e per motivi di budget, avviene solo attraverso i canali più innovativi della comunicazione (social media e social network: facebook, twitter, flickr, youtube, friendfeed) siamo di fronte a un vero e proprio fenomeno tipico dell’era 2.0. In questi anni intorno al festival si è creata una community che partecipa attivamente anche ai contenuti e vive di scambi e interazioni sul web (e non solo) durante tutto l’anno.
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MEDICINA & BENESSERE
Psicologia tridimensionale: un computer per ridurre l’ansia e lo stress ricorrendo a realtà virtuali.
Ce ne parla la psico-oncologa Debora Muresu (Sbarro Institute of Philadelphia)
di Marina Carminati
Vi fareste rinchiudere in un ambiente ospedaliero da soli affrontando un esame medico complesso? Forse sì, se sapeste che si tratta di finzione, e magari potreste scoprire che non succede nulla e se un giorno vi capitasse di trovarvi realmente in quella situazione, sarete meno ansiosi e timorosi.
E’ la realtà virtuale di “second life” a permetterlo, strumentazione che non solo serve a intrattenere i più giovani davanti ai videogiochi ma può essere utilizzata anche per curare traumi mentali e fobie.
L’idea è recente: secondo la terapia convenzionale, lo psicologo chiede al paziente di immaginarsi faccia a faccia con le proprie ansie e paure. Con l’aiuto del computer invece oggi si può fare un salto di qualità e immergere il paziente nella situazione che genera la paura, il problema o la fobia. «La terapia è ancora in fase sperimentale – ha spiegato Debora Muresu (nella foto), responsabile sezione psico-oncologica del progetto di Digi S Lab diretto dal prof Antonio Giordano dello SHRO, Sbarro Institute di Philadelphia, aperta recentemente -, ma ha già dato i primi risultati positivi. Ci lavoriamo da circa un anno a questo progetto di psicologia tridimensionale. Si tratta di una nuova tecnica che ha il fine di ridurre l’ansia, lo stress oltre a trattare altre problematiche di natura psicologica in maniera risolutiva esattamente come la realtà virtuale permette di fare».
E’ così possibile affrontare, in un ambiente protetto come quello di uno studio clinico tridimensionale, problematiche che nella vita reale sono causa di problema.