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Novantadue anni dopo la Grande Guerra: il dovere di contribuire alla sicurezza internazionale.

ROMA 4 Novembre 2010 – « Nella ricorrenza del 4 novembre, che quest’anno, nel quadro delle Celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, assume significato ancor più profondo, rendiamo onore ai soldati, ai marinai, agli avieri, ai carabinieri e ai finanzieri che operano nelle aree di crisi con perizia, abnegazione ed entusiasmo. Riconosciamone l’impegno e la professionalità e ringraziamoli per i progressi che ci hanno permesso di compiere verso un mondo più stabile, pacifico e sicuro. Siamo orgogliosi di quanto essi fanno ogni giorno, in nome del nostro paese e della comunità internazionale». L’ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo discorso durante la cerimonia del 4 Novembre a Roma: un chiaro messaggio di sostegno ai militari italiani presenti nelle missioni internazionali di peacekeeping.
Novantadue anni dopo la Grande Guerra: il dovere di contribuire alla sicurezza internazionale. «Nell’attuale periodo storico di profondi mutamenti e drammatiche trasformazioni che mettono in pericolo i valori fondanti della nostra società e il nostro stesso benessere economico e sociale, nessun paese libero e democratico può sottrarsi al dovere di contribuire alla stabilità e alla sicurezza della comunità internazionale.
«Le Nazioni Unite, l’Alleanza Atlantica, l’Unione Europea sono interpreti e strumenti operativi di questo dovere condiviso. Ed è nel quadro dei dispositivi di intervento messi in campo da queste istituzioni e sulla base di decisioni consensuali assunte nell’ambito dei loro organi collegiali di governo che le Forze Armate italiane operano insieme a quelle di moltissimi altri Stati sovrani, nel pieno rispetto dei principi sanciti dall’articolo 11 della nostra Costituzione. È perciò dovere delle autorità politiche e militari preposte continuare ad aggiornare e migliorare strategie, strutture e capacità operative delle Forze Armate, per rendere più efficace il contrasto delle minacce da fronteggiare, garantendo nel contempo la massima protezione ai contingenti impiegati e alle popolazioni civili coinvolte. Ma è anche dovere di tutte le istituzioni e di ogni cittadino sostenere, in Italia e nel contesto sinergico delle organizzazioni internazionali, a partire dall’Unione Europea, questo primario impegno democraticamente condiviso su scala globale».
Un omaggio alle Forze Armate, un riconoscimento all’importanza della “peacekeeping” nella storia attuale e nel presente dei militari di oggi, 92 anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, avvenuta appunto il 4 Novembre 1918 con la vittoria dell’Italia.
Novantadue anni dopo la Grande Guerra: il dovere di contribuire alla sicurezza internazionale. Le celebrazioni del 4 novembre ”Giorno dell’Unità Nazionale” e ”Giornata delle Forze Armate”, sono iniziate a Roma alle ore 09.00, con la cerimonia dell’alzabandiera e la deposizione di una corona di alloro al Sacello del Milite Ignoto presso l’Altare della Patria, da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano accompagnato dal Ministro della Difesa Ignazio La Russa.
Alla cerimonia erano presenti i Presidenti del Senato e della Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, il Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, il Presidente della Corte Costituzionale Francesco Amirante, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Gen. Vincenzo Camporini, Autorità politiche, civili, religiose ed i Vertici delle Forze Armate.
«Novantadue anni fa, il 4 novembre 1918, si concludeva, dopo oltre tre anni di aspra lotta ed immani sacrifici, sofferti dai soldati al fronte ma anche dalla popolazione civile, il Primo Conflitto Mondiale» – ha ricordato il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, nel suo discorso celebrativo.
«L’Italia, Stato unitario solo dal 1861, aveva saputo dimostrare in un momento fondamentale della propria storia, di essere divenuta una Nazione coesa, capace di contribuire in misura determinante alla vittoria finale nella prima guerra mondiale e di conquistare un ruolo di primo piano nel panorama internazionale. I nostri soldati, all’indomani dei tragici giorni di Caporetto, dall’Isonzo al Carso, dal Pasubio all’Ortigara, dal Grappa al Piave, sul Mare Adriatico e nei cieli del confine orientale, seppero arrestare il nemico, impedendogli di dilagare nella pianura padana, dando prove straordinarie di coraggio e spirito di sacrificio e creando le premesse per la vittoriosa offensiva di Vittorio Veneto».

Novantadue anni dopo la Grande Guerra: il dovere di contribuire alla sicurezza internazionale. Ed è quella di quest’anno una celebrazione tutta tesa a raccogliere il sacrificio e lo sforzo di una Nazione che ha sta per raggiungere il suo 150° anno di età.
«Le celebrazioni del “Giorno dell’Unità Nazionale” e della “Giornata delle Forze Armate” assumono quest’anno un particolare significato, alla vigilia del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, perché le nostre Forze Armate hanno rappresentato l’elemento fondante per costruire il processo unitario e consolidare nel tempo quel patrimonio di identità che oggi rappresenta una realtà condivisa per tutti gli Italiani – ha spiegato La Russa – e l’odierna ricorrenza non deve quindi essere soltanto momento di ricordo delle vicende storiche legate alla realizzazione dell’Unità Nazionale, che giunse a compimento proprio con la vittoria nella I Guerra Mondiale, ma deve soprattutto rappresentare un momento per riflettere sul significato dell’essere e del sentirsi parte di una Nazione per la quale tanti italiani, chiamati a servire la Patria in armi, sacrificarono il bene supremo della vita. L’Italia è orgogliosa delle proprie Forze Armate e sa di poter contare, oggi come nel passato, sul loro impegno e sulle loro capacità. La ricorrenza di quest’anno vede i nostri militari riaffermare con vigore la volontà di essere con la gente e tra la gente, per rinsaldare i valori immutabili nel tempo che uniscono la compagine militare al Paese, nella certezza di agire nell’interesse e con il sostegno del popolo italiano. In occasione di questa significativa giornata di celebrazione, i cittadini e le Istituzioni vi manifestano la loro stima e il loro affetto, stringendosi a Voi nelle piazze e per le strade d’Italia, per dimostrarVi l’apprezzamento per il senso del dovere con cui continuate a servire la Patria per garantire la sicurezza nazionale e contribuire alla stabilità ed alla pace nelle zone di crisi. Con questi sentimenti di ammirazione e plauso, nel ricordo dei valorosi combattenti di tutte le guerre, desidero far giungere un pensiero grato e riconoscente a tutti gli uomini e le donne con le stellette, che, fedeli al giuramento prestato, continuano a servire la Patria con dignità ed onore perché l’Italia e gli italiani tutti possano guardare con fiducia al futuro della Nazione».
Ed ai militari impegnati nelle missioni di peacekeeping ha dedicato il suo intervento anche lo Stato Maggiore della Difesa, Generale Vincenzo Camporini.
«Agli eroi – famosi o silenziosi – del Risorgimento e dei drammatici conflitti del Novecento va, oggi, il nostro grato e deferente pensiero: senza il loro sacrificio non potremmo celebrare questa Festa, senza i loro ideali la nostra Bandiera non sventolerebbe, senza la loro testimonianza non parleremmo di un’Italia e di un’Europa unite nella pace» – ha detto Camporini nel suo intervento durante la cerimonia del 4 Novembre.
«Agli eroi di allora si unisce il drammatico sacrificio dei militari di oggi che, anche in questi anni, hanno pagato con il bene supremo della vita il loro impegno e il loro giuramento di fedeltà alla Patria e alle libere Istituzioni. Alle loro famiglie e ai loro cari giunga il più riconoscente e commosso omaggio di tutte le Forze Armate. È grazie anche ad essi che i nostri militari – in Patria come fuori dei confini nazionali – sono ogni giorno i testimoni più credibili e veri del messaggio di capacità professionale, dedizione e spirito di sacrificio che caratterizza lo strumento militare. Ovunque ci è richiesto, rispondiamo con prontezza alle esigenze di sicurezza della collettività, operando nei mutevoli ed incerti scenari internazionali, caratterizzati dalle sfide e dalle minacce del mondo globalizzato. E proprio ai nostri uomini e donne che sono impegnati in teatri fuori dai confini nazionali per il mantenimento della pace e della stabilità va, oggi, il nostro particolare e affettuoso saluto».

Novantadue anni dopo la Grande Guerra: il dovere di contribuire alla sicurezza internazionale. Successivamente, il Ministro della Difesa si è recato alla Sinagoga dove, ricevuto dal Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, dal Rabbino Capo Riccardo Segni e dal Presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici, ha deposto una corona alla lapide dei Caduti della Grande Guerra.
«Insieme ai rappresentanti della comunità ebraica – ha dichiarato il Ministro La Russa – abbiamo ormai trasformato questo appuntamento in una tradizione. Mi fa molto piacere e sono onorato di avere avviato io questa consuetudine, sin dal primo anno in cui ho avuto l’incarico di Ministro della Difesa».
«Un gesto semplice – ha concluso La Russa – che si svolge ogni anno e che vale più di molte parole, accomunando tanti italiani di religione ebraica che diedero la vita per la Patria al pari di italiani di altre religioni caduti nella 1^ Guerra Mondiale ».
Novantadue anni dopo la Grande Guerra: il dovere di contribuire alla sicurezza internazionale.

Il Ministro La Russa si è quindi recato al Palazzo del Quirinale, per prendere parte alla cerimonia di consegna, da parte del Presidente della Repubblica, delle onorificenze dell’Ordine Militare d’Italia ai militari che si sono particolarmente distinti per l’impegno, la professionalità ed il coraggio dimostrati nell’assolvere il proprio incarico, in situazioni critiche e anche a rischio della loro stessa vita.

Roma: cordoglio del ministro La Russa per la morte di 4 soldati norvegesi

ROMA 30 Giugno 2010 – A seguito della morte di quattro militari norvegesi della missione Isaf avvenuta in Afghanistan a seguito dell’esplosione di un ordigno, il Ministro della Difesa Ignazio La Russa, ha rivolto alla collega norvegese Grete Faremo il cordoglio delle Forze Armate italiane e suo personale e le più sincere espressioni di partecipazione e solidarietà per il lutto che ha colpito l’amica Nazione norvegese.

Mali: ridare la luce, missione umanitaria italiana

ridare la luce REPUBBLICA DEL MALI 11 Dicembre 2009 – Si è conclusa ieri la missione umanitaria italiana “Ridare la luce 2009” che si è svolta nella Repubblica del Mali dal 24 novembre al 10 dicembre 2009 per curare le popolazioni del deserto del Sahel dalle malattie della vista e, da quest’anno, per svolgere operazioni di chirurgia generale e scambio di conoscenze su nuove tecniche operatorie tra medici e infermieri italiani e maliani.

“Oggi le Forze Armate, grazie alle proprie capacità e professionalità, dialogano continuamente con le realtà sociali, produttive e volontaristiche italiane, per fare ciò che serve, dove serve ed in modo efficace” ha detto il Generale Ispettore Capo Ottavio Sarlo, Capo del Corpo Sanitario dell’Aeronautica Militare, “e la missione Ridare la Luce è un chiaro esempio di come il nostro Paese sia in grado di mettere a fattor comune le proprie risorse per ‘ridare la vita’ alle popolazioni del terzo mondo in modo concreto e diretto, faccia a faccia”.

La missione Ridare la Luce si è svolta in coordinamento e collaborazione tra l’ONG “Associazione Fatebenefratelli per i Malati Lontani” (AFMAL), ideatrice dell’iniziativa, e Aeronautica Militare, Alenia Aeronautica (società di Finmeccanica), Esercito Italiano, Ministero degli Esteri, Istituto Superiore di Sanità, volontari e altre aziende private italiane. La missione ha visto la partecipazione di 60 persone, tra medici, paramedici, piloti e personale per il supporto logistico.

Molte le novità che hanno caratterizzato questa missione, in particolare sono state donate attrezzature mediche per la chirurgia endoscopica digestiva e per il laboratorio analisi e verranno effettuati corsi specifici per i medici locali. L’aspetto della formazione è molto sentito ed è stato uno dei punti di forza della missione. Durante le due settimane di permanenza è stato organizzato un seminario per medici e paramedici locali sulle tecniche di rianimazione d’urgenza cardio-polmonare e sull’utilizzo di nuove tecniche operatorie in chirurgia addominale e laparoscopica. Medici militari specializzati, frequentatori del Corso di Perfezionamento Aeronautico in medicina Aeronautica e Spaziale, hanno seguito insieme con i medici maliani un corso sulle patologie tipiche delle zone altamente disagiate e tropicali.

Il tema delle cura delle malattie infettive è fortemente sentito e “la Cooperazione italiana, in stretta collaborazione con il Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, è impegnata nella realizzazione di una clinica oculistica presso l’Ospedale di Gaò attraverso la costruzione di un reparto di oftalmologia, l’installazione di attrezzature di chirurgia oculistica, di un laboratorio di analisi, dove medici italiani e maliani collaboreranno per la cura e lo studio delle patologie oftalmiche”, ha detto la dottoressa Elisabetta Belloni, capo della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri.

Il personale medico e paramedico, civile e militare, era partito il 24 novembre dall’Aeroporto di Pratica di Mare (Roma) ed ha operato presso l’ospedale di Gaò, una città situata sul fiume Niger, nei pressi del confine con la Nigeria. Attrezzature, presidi sanitari e personale sono arrivati in Africa con un C-130J della 46^ Brigata Aerea di Pisa e con il nuovo velivolo da trasporto tattico C-27J di Alenia Aeronautica.

“E’ con grande piacere che, anche quest’anno, Alenia Aeronautica ha messo a disposizione la propria tecnologia e le proprie persone per fornire supporto ad un’iniziativa che rappresenta non solo un grande esempio di solidarietà e collaborazione internazionale, ma che rispecchia i valori di fondo della nostra azienda”, commenta l’Amministratore Delegato di Alenia Aeronautica, Ing. Giovanni Bertolone.

Gli oculisti provenienti dagli Ospedali Fatebenefratelli San Pietro di Roma, Isola Tiberina e dal San Giovanni di Dio di Siviglia (Spagna), dal San Camillo di Roma e da strutture mediche dell’Aeronautica Militare hanno operato assieme in Mali nel settore oftalmologico, come la cataratta, che nell’Africa sub-sahariana colpisce, nelle varie forme, circa l’80 percento della popolazione. Dal 2003, l’AFMAL, svolge questa attività in Mali e, dal 2004, con la collaborazione dell’Aeronautica Militare, sono state effettuate dieci missioni con oltre 19.000 visite e 3.600 interventi chirurgici alla cataratta.

“Il progetto Ridare la Luce mira ad un obiettivo ben preciso, quello di liberare i bambini che, fin da piccoli, vengono usati come guida per i ciechi – ha detto Fra’ Gerardo D’Auria, Vice Presidente Nazionale AFMAL – privandoli della loro infanzia, del gioco, della scuola e della futura formazione. Allo stesso tempo rendiamo autonomo l’adulto facendogli acquistare la vista con l’intervento”.

Al loro fianco sono stati presenti medici chirurghi ed anestesisti provenienti dalle strutture mediche militari, sia dell’Aeronautica che dell’Esercito, dall’Istituto Superiore di Sanità, dalla clinica Nuova Itor di Roma, Università La Sapienza e Tor Vergata al Fatebenefratelli e dall’Università di Vanderbildt del Tenensee (USA).

( foto per gentile concessione www.difesa.it )