Roma, 16 maggio 2016 – Si è tenuto questa mattina all’Università “La Sapienza” di Roma il seminario “La legalità rompe le barriere – Lo stadio Olimpico tra presente e futuro” al quale hanno preso parte autorità istituzionali e personaggi del mondo dello sport.
I lavori sono stati aperti da Roberto Massucci, Capo di Gabinetto della Questura.
Dopo i saluti del Magnifico Rettore Eugenio Gaudio, ha preso la parola il Questore Nicolò D’Angelo, che, nel suo intervento si è rivolto agli stessi studenti spiegando che “le vere barriere sono la prepotenza dell’appropriazione del territorio, l’odio per ciò che è diverso, il disprezzo per l’avversario, il rifiuto di ogni regola, fino ad arrivare al disconoscimento delle Istituzioni.”
Il giornalista sportivo Marino Bartoletti ha quindi aperto il “Caffè Scientifico”, introducendo le testimonianze Claudio Lotito, Mauro Baldissoni, Luciano Spalletti e Simone Inzaghi.
Anna Maria Giannini, Professore Ordinario della Sapienza, Nicola Ferrigni, ricercatore presso il Link Campus Universitario e le psicologhe della Polizia di Stato Rita Staccone e Ludovica Moschini, hanno illustrato i risultati della ricerca scientifica, novità assoluta in questo ambito, condotta in collaborazione tra l’ateneo e la Questura che ha riguardato un campione di oltre 4mila frequentatori di tutti i settori dello stadio Olimpico.
Particolarmente toccante, la testimonianza della vedova Raciti, signora Marisa Grasso, che ha ricordato momenti di vita quotidiana del marito Filippo, sempre impegnato in prima linea per difendere i valori della legalità e della sicurezza.
L’evento si è concluso con l’intervento del Prefetto di Roma, Franco Gabrielli il quale ha consegnato un premio alla memoria di Italo De Astis, funzionario della Polizia di Stato presso la Digos della Questura di Roma, profondo conoscitore delle tifoserie calcistiche, scomparso prematuramente nel dicembre dello scorso anno.
L’università ha donato le magliette dell’Ateneo a Inzaghi e Spalletti.
Il Questore Nicolò D’Angelo: «Oggi la Questura di Roma entra, rispettosa, in uno dei luoghi più significativi della cultura la “Sapienza Università di Roma”. Un luogo di grande tradizione e blasone internazionale dove i giovani costruiscono il futuro proprio, ma soprattutto quello del Paese; Di questa opportunità ringrazio il Magnifico Rettore, l’amico Eugenio Gaudio; Mi piace sottolineare che, dall’inizio del mio mandato, accanto agli impegni del quotidiano che la polizia di una Capitale europea è chiamata ad assumere, ho cercato di aprire le porte dell’agire di polizia al mondo accademico; Ritengo infatti che una moderna struttura istituzionalmente deputata alla sicurezza dei cittadini, debba avere la capacità di sviluppare relazioni, rendersi trasparente come una casa di cristallo, mettersi in discussione analizzando fenomeni, studiando se stessa. Lo scopo è quello di costruire un modello organizzativo di sicurezza ben inserito nel tessuto connettivo di una grande metropoli quale Roma è.
Non vi nascondo che avverto forte il senso di responsabilità che sento, da vecchio poliziotto che ha combattuto sul marciapiede malavita e terrorismo degli anni di piombo, nel dovermi rivolgere a voi ragazzi che siete il futuro di un Grande Paese che sta attraversando una fase di cambiamento, su un tema fondante del vivere civile: la LEGALITÀ’.
Mi rivolgo a voi ragazzi. In nome della legalità uomini e donne hanno dato la vita. Oggi, tra noi, c’è Marisa Grasso, moglie di un poliziotto, Filippo Raciti, che il 2 febbraio del 2007 è uscito di casa salutando la sua famiglia e non è mai più tornato: lui è morto per cercare di garantire legalità in un incontro di calcio.
Oggi abbiamo voluto dare alla Legalità un compito difficile, di cui tutti insieme dobbiamo sentire la responsabilità, quello di abbattere le barriere. Ma sapete, cari ragazzi, quali sono le vere barriere insormontabili che si possono trovare in uno stadio? La prepotenza dell’appropriazione del territorio, l’arroganza di giudicare la madre di un ragazzo ucciso perché tifoso di un’altra squadra, l’odio per ciò che è diverso, il disprezzo per l’avversario, il rifiuto di ogni regola fino ad arrivare al disconoscimento delle istituzioni.
A tutto questo il Prefetto ed il Questore di Roma hanno detto BASTA! E per dire basta un istituzione ha solo una strada: la legalità. A Roma, allo stadio olimpico, è stata fatta una cosa semplicissima: sono state applicate rigorosamente le norme che esistono. Non voglio neanche citare i dati di questo campionato relativi allo stadio Olimpico dove molto semplicemente non è successo nulla e quel poco che è successo, nell’impianto o prima o dopo le partite ha nomi e cognomi con relative responsabilità. Devo anche riconoscere che, in questo percorso, il contributo assicurato dal CONI, proprietario dello stadio, e delle due società è stato costante e significativo. E di questo li ringrazio.
Voglio anche dire con chiarezza però, che quanto fatto quest’anno non è affatto un risultato acquisito ma solo l’inizio di un percorso che dovrà continuare arricchendosi anche con meccanismi di dialogo tra i club ed i propri tifosi del quale, se condotto nella cornice di legalità, le istituzioni sono garanti.
In questa stretta collaborazione tra la Questura e la componente sportiva romana, si è sviluppata anche un importante ricerca scientifica che ha riguardato un campione di oltre 4000 frequentatori di tutti i settori dello stadio olimpico, di roma e lazio, sulla quale ascolteremo insigni professori di questa ed altre Università romane e psicologi di polizia.
Il modello organizzativo che la Questura di Roma ha messo in piedi in stretta sintonia con la Prefettura, non si esaurisce però con la sola attività delle Forze dell’ordine. Sono chiamati a concorrere infatti altri partners istituzionali e privati: le due società sportive romane attraverso i loro delegati alla sicurezza ma soprattutto mediante la centrale figura dello SLO, il Supporters Liaison Officer, a cui spetta il difficile compito di sviluppare un dialogo positivo con i tifosi; il CONI, al quale compete l’aggiornamento tecnologico e strutturale dello stadio olimpico affinché questo risulti sempre più confortevole e fruibile da tifosi di ogni estrazione, in primis le famiglie; il Comune di Roma a cui spetta il delicato compito di restituire all’area dello stadio le condizioni di vivibilità ed organizzazione che competono alla Capitale di un grande Paese Europeo quale l’Italia è; il sistema di Protezione Civile e di soccorso sanitario; I giornalisti, che oggi sono presenti numerosi, a cui rivolgo l’appello di una comunicazione responsabile, fatta di verifiche serie e che eviti strumentalizzazioni foriere di allarmismi o finalizzate solamente a “compiacere”.
I tifosi, veri protagonisti dello sport tutto e del calcio in particolare, ai quali è affidato il compito di ridisegnare il contesto dello stadio da luogo di illegalità a sede di passione, colore, partecipazione ed entusiasmo.
Conosco solo un modo per vincere la sfida della sicurezza: quello del gioco di squadra sotto lo stendardo del rispetto e della LEGALITÀ. Grazie!».
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