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Libia. Kobler condanna l’uccisione di 12 prigionieri a Tripoli

Martin Kobler condanna con la massima fermezza l’uccisione di 12 prigionieri a Tripoli e sollecita un’investigazione a carattere sia nazionale che internazionale.

Martin Kobler - Fayez SerrajLunedi 13 Giugno 2016 – Il rappresentante speciale del segretario generale e capo della missione di assistenza delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL), Martin Kobler, condanna con la massima fermezza l’uccisione di 12 prigionieri, avvenuta il 9 giugno 2016 a Tripoli, dopo il loro rilascio era stato ordinato dal giudice.

Kobler, nell’esprimere profonde e sincere condoglianze alle famiglie delle vittime, ha dichiarato: «Sono assolutamente scioccato e rattristato da questo crimine odioso e vile, e particolarmente indignato per i racconti delle famiglie   secondo cui che le vittime sono state selvaggiamente picchiate e colpite alla testa e al torace più volte. Questo crimine deve essere accuratamente indagato ed i responsabili devono affrontare la giustizia».

Il rappresentante speciale ricorda a tutti che l’impunità deve finire. Lo Stato di diritto è il fondamento delle istituzioni democratiche.

«Esorto le autorità libiche competenti a stabilire un’inchiesta locale ed internazionale di cui seguirò gli sviluppi», ha sottolineato Martin Kobler.

Il rappresentante speciale sollecita anche l’adozione di misure per garantire la sicurezza di tutti i detenuti e prigionieri, anche al momento del loro rilascio.

Le circostanze delle uccisioni non sono ancora chiare. La Polizia Giudiziaria (servizio carcerario della Libia), ha dichiarato che i 12 prigionieri sono stati rilasciati dalla prigione di Al-Baraka lo scorso giovedi, 9 giugno 2016 alle ore 13.30 in conformità con l’ordinanza del tribunale, prima che gli omicidi abbiano avuto luogo.

I corpi dei prigionieri sono stati identificati dai membri delle loro famiglie in ospedale nel pomeriggio del giorno successivo. Secondo le loro famiglie, le vittime sono state selvaggiamente picchiate e colpite alla testa e al torace più volte e alcuni di loro sono stati bruciati con le loro mani e piedi legati.

Il Consiglio di Presidenza (PC) guidato da Faiez Serraj ha condannato l’uccisione dei 12 prigionieri, ex soldati di Gheddafi, ed ha ordinato un’indagine formale per scoprire cosa sia successo e chi ne sia responsabile.

Secondo il quotidiano locale “Libya Herald”, la vicenda rappresenta uno “shock” per i libici e sta cominciando ad avere implicazioni politiche. Il Consiglio di presidenza e il gran muftì Sadik Ghariani sono stati accusati di responsabilità negli omicidi. Quest’ultimo, infatti, avrebbe garantito legittimità ad alcune milizie islamiste. Quando la scorsa settimana il tribunale ha ordinato il rilascio degli ex militari del colonnello Muhammar Gheddafi, inoltre, gli esponenti delle milizie hanno criticano la decisione, sostenendo che fosse contraria alla legge islamiche. Ali Gatrani, uno dei due membri del Consiglio di presidenza che boicotta il governo di Tripoli, ha dichiarato che gli ex gheddafiani sono stati uccisi in Carcere, accusando il Consiglio presidenziale di aver consentito che ciò accada. Al Gatrani è originario della Cirenaica ed è fedele al generale Khalifa Haftar, autoproclamato comandante dell’Esercito libico. Ali al Saadi, direttore della prigione Ruwaimi nel quartiere di Ain Zara di Tripoli, ha detto che i detenuti sono stati liberati subito dopo la decisione del tribunale: i 12 sono stati uccisi lo stesso giorno.

I dodici morti sono: Mohamed Alwash, Ibrahim Alwash. Salah Swahih, Marwan Enbia, Asharf Lamlum, Ali Alwaher. Mohamed Alriahi, Rabih Khalifa, Wajdi Alhadi, Ali Trabelsi, Mohamed Abdel Atti, Akram Naser e Ali Mohamed Waher.

La tortura e l’omicidio sono crimini nel diritto libico e possono costituire crimini internazionali sotto la giurisdizione della Corte penale internazionale.

Migliaia di persone, compresi i minori e le donne, sono detenuti in tutta la Libia, molti di loro in modo arbitrario – senza accusa né processo ed alcune delle quali non sono mai comparse davanti a un organo giudiziario.

Intanto, dopo l’annuncio dei giorni scorsi della riconquista del  porto della città di Sirte, sono stati effettuati altri raid aerei contro altri obiettivi dell’Is. Secondo quanto riportato dal Libya Observer, il portavoce dell’Operazione, Mohammed Al-Ghasri ha affermato che i “raid aerei delle forze libiche hanno colpito i terroristi e i loro  mezzi nei pressi della rotonda di Buhadi e nelle zone limitrofe”.

Anche l’inviato speciale degli Stati Uniti in Libia, Jonathan Winer, ha chiamato tutti i libici ad unirsi nell’affrontare e combattere l’organizzazione terroristica Stato islamico (IS), a Sirte.

Winer ha confermato, in un comunicato stampa, che l’unità e il consenso delle diverse fazioni politiche in Libia sono ancora necessarie e significative per porre fine al terrorismo e poi per ricostruire lo stato libico.

Da parte sua, il ministro russo degli Esteri, Sergey Lavrov, ha confermato la disponibilità della Russia a contribuire a porre fine alla crisi libica.

Il ministero russo ha annunciato che Lavrov e il suo omologo francese, Jean-Marc Ayrault, hanno esaminato la crisi libica alla luce della presidenza francese del Consiglio di sicurezza.

 

Libia: Kobler in visita a Misurata

Kobler a Misurata«Misurata è stata da sempre un forte sostenitore del Dialogo Politico in Libia ed oggi del Consiglio e del Governo di Accordo Nazionale e sono molto felice di essere qui per incontrare i miei interlocutori nella città». Martin Kobler, rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite e capo della Missione ONU in Libia, UNSMIL, ha dichiarato così in un tweet al suo arrivo oggi nella città libica di Misurata.

Si tratta della sua prima e tanto attesa visita nella città libica dove Kobler è arrivato per discutere la via da seguire ed ascoltare le rappresentanze della città.

Kobler in Misurata«La mia visita di oggi è per esprimere la mia solidarietà e per discutere la costruzione di una struttura militare congiunta per combattere Daesh» – ha detto Kobler – e sono stupito dal forte sostegno di Misurata  al Libyan Political Agreement, l’accordo politico libico delle Nazioni Unite, come l’unica via d’uscita dalla crisi in Libia».

29 maggio 2016