Archivi tag: ministro degli Esteri Franco Frattini

I 60 anni del Nato Defense College. La Russa: "Qui si formano gli ufficiali che prenderanno decisioni importanti per il futuro del mondo''.

ROMA 21 Maggio 2011 – Si è svolta ieri mattina presso la sede del Nato Defense College (NDC), la celebrazione del 60° Anniversario di fondazione del Nato Defense College.

Alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del Segretario Generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, del Ministro degli Affari Esteri, On. Franco Frattini, del Ministro della Difesa, On. Ignazio La Russa, del Presidente del Comitato Militare della NATO, Ammiraglio Giampaolo Di Paola e del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Biagio Abrate, l’Istituto ha infatti compiuto il suo 60mo anno d’età.

Tanti sono infatti gli anni passati da quel lontano novembre del 1951 quando fu inaugurato questo prestigioso Istituto nella sede originaria di Parigi. Ciò avvenne a soli due anni di distanza dalla storica ratifica del Trattato del Nord Atlantico. Sin dall’atto costitutivo dell’Alleanza, infatti, si era avvertita l’esigenza di disporre di un proprio Centro Studi di altissimo livello. In questo sessantennio è anche racchiusa l’intera storia della stessa Alleanza, costellata di vicende che ne hanno, prima, decretato il successo nei suoi principi fondanti – la fine della “guerra fredda”, con la dissoluzione del Patto di Varsavia, senza alcun scontro militare – e che, oggi, con l’allargamento dai primi dodici Paesi membri firmatari, agli attuali 28, ne confermano il ruolo di organizzazione vitale, capace di svolgere ancora un ruolo di primo piano in un contesto globalizzato.

A fare gli onori di casa, il Comandante del NDC, Tenente Generale Wolf-Dieter Loeser.

L’evento, apertosi con la cerimonia dell’alzabandiera, è proseguito con l’inaugurazione del “Muro della storia del NDC” (rappresentazioni fotografiche dei momenti salienti della storia del College), situato presso l’entrata principale dell’istituto.

Il Capo dello Stato ha definito questa istituzione “il cuore dell’Alleanza. Il Nato Defense College – ha proseguito il Presidente Napolitano – festeggia il suo sessantesimo anniversario mentre l’Italia festeggia il nostro 150º anniversario come una Nazione unificata. È un importante punto di riferimento nella nostra storia e ho invitato molti capi di stato e di governo a unirsi a noi in questa occasione. Essi saranno qui a Roma il 2 giugno. Il Nato Defense College e l’Alleanza atlantica, sono molto più giovani dell’Italia. Ma vi posso assicurare che essi hanno un posto eccezionale nella nostra storia come una Repubblica democratica e nel nostro cuore”.

Nel corso della cerimonia, svoltasi nella città militare della Cecchignola a Roma, il Ministro della Difesa Ignazio La Russa ha voluto ribadire il ruolo fondamentale dell’Istituzione. ”Siamo consapevoli della sua importanza – ha detto il Ministro La Russa – perché qui si formano gli Ufficiali che prenderanno decisioni importanti per il futuro del mondo”.

La cerimonia è stata anche l’occasione per parlare anche dei recenti cambiamenti che hanno investito il Nord Africa. ”In Nord Africa – ha detto il Ministro La Russa – spira un vento di democrazia e la NATO aiuterà a plasmarne gli effetti”.

Successivamente, il Ministro della Difesa ha partecipato ad un incontro bilaterale con il Segretario Generale della NATO.

 

 

 

I 60 anni del Nato Defense College. La Russa: “Qui si formano gli ufficiali che prenderanno decisioni importanti per il futuro del mondo”.

ROMA 21 Maggio 2011 – Si è svolta ieri mattina presso la sede del Nato Defense College (NDC), la celebrazione del 60° Anniversario di fondazione del Nato Defense College.

Alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del Segretario Generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, del Ministro degli Affari Esteri, On. Franco Frattini, del Ministro della Difesa, On. Ignazio La Russa, del Presidente del Comitato Militare della NATO, Ammiraglio Giampaolo Di Paola e del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Biagio Abrate, l’Istituto ha infatti compiuto il suo 60mo anno d’età.

Tanti sono infatti gli anni passati da quel lontano novembre del 1951 quando fu inaugurato questo prestigioso Istituto nella sede originaria di Parigi. Ciò avvenne a soli due anni di distanza dalla storica ratifica del Trattato del Nord Atlantico. Sin dall’atto costitutivo dell’Alleanza, infatti, si era avvertita l’esigenza di disporre di un proprio Centro Studi di altissimo livello. In questo sessantennio è anche racchiusa l’intera storia della stessa Alleanza, costellata di vicende che ne hanno, prima, decretato il successo nei suoi principi fondanti – la fine della “guerra fredda”, con la dissoluzione del Patto di Varsavia, senza alcun scontro militare – e che, oggi, con l’allargamento dai primi dodici Paesi membri firmatari, agli attuali 28, ne confermano il ruolo di organizzazione vitale, capace di svolgere ancora un ruolo di primo piano in un contesto globalizzato.

A fare gli onori di casa, il Comandante del NDC, Tenente Generale Wolf-Dieter Loeser.

L’evento, apertosi con la cerimonia dell’alzabandiera, è proseguito con l’inaugurazione del “Muro della storia del NDC” (rappresentazioni fotografiche dei momenti salienti della storia del College), situato presso l’entrata principale dell’istituto.

Il Capo dello Stato ha definito questa istituzione “il cuore dell’Alleanza. Il Nato Defense College – ha proseguito il Presidente Napolitano – festeggia il suo sessantesimo anniversario mentre l’Italia festeggia il nostro 150º anniversario come una Nazione unificata. È un importante punto di riferimento nella nostra storia e ho invitato molti capi di stato e di governo a unirsi a noi in questa occasione. Essi saranno qui a Roma il 2 giugno. Il Nato Defense College e l’Alleanza atlantica, sono molto più giovani dell’Italia. Ma vi posso assicurare che essi hanno un posto eccezionale nella nostra storia come una Repubblica democratica e nel nostro cuore”.

Nel corso della cerimonia, svoltasi nella città militare della Cecchignola a Roma, il Ministro della Difesa Ignazio La Russa ha voluto ribadire il ruolo fondamentale dell’Istituzione. ”Siamo consapevoli della sua importanza – ha detto il Ministro La Russa – perché qui si formano gli Ufficiali che prenderanno decisioni importanti per il futuro del mondo”.

La cerimonia è stata anche l’occasione per parlare anche dei recenti cambiamenti che hanno investito il Nord Africa. ”In Nord Africa – ha detto il Ministro La Russa – spira un vento di democrazia e la NATO aiuterà a plasmarne gli effetti”.

Successivamente, il Ministro della Difesa ha partecipato ad un incontro bilaterale con il Segretario Generale della NATO.

 

 

 

Crisi Libia: Gruppo di Contatto si riunisce a Roma. Hilary Clinton rinnova l'amiciza USA-Italia, combatteremo il terrorismo e Gheddafi. Frattini, puntiamo al "cessate il fuoco" e alla resa del dittatore.

di Antonella Serafini

 

ROMA 05 Maggio 2011 – Giornalisti, cameramen, fotografi, la sala del Mappamondo alla Farnesina era decisamente trafficata: si è svolto il tanto atteso incontro con il Gruppo di Contatto per la Libia.

Sono stati 22 i paesi partecipanti e sei le organizzazioni internazionali presenti – Ue, Onu, Nato, Lega Araba, Oci, Consiglio cooperazione Golfo. Nella conferenza stampa, dopo i primi convenevoli per rimarcare l’amicizia tra il governo italiano e quello statunitense, il ministro degli Esteri Franco Frattini ha prima ribadito l’importanza di una soluzione politica  nella risoluzione della crisi libica parlando di pressione militare come strumento utile a bloccare il regime di Gheddafi, e poi fatto notare come soluzioni di questo tipo debbano moltiplicarsi anche in virtù della realtà che si sta vivendo in Siria, situazione che rischia la sospensione del negoziato.

Frattini ha concluso facendo notare come si stia facendo sempre più viva in Medioriente la presenza iraniana, approfittando della situazione di crisi.

 

Quando la parola passa al segretario di Stato Usa, Hilary Clinton, le conferme della partnership con l’Italia arrivano con la dichiarazione dell’intento comune alla lotta al terrorismo internazionale, e con la comune intenzione di aumentare la pressione su Gheddafi, a livello economico e militare, per poter mettere al più presto fine alla guerra.  “La battaglia contro Al Qaeda – conclude Clinton – non finisce con la morte di Osama Bin Laden”.

Il segretario di Stato Usa parla di come l’accordo firmato ieri tra Hamas e Fatah  lascia aperto uno spiraglio riguardo un possibile dialogo e risoluzione delle situazioni critiche nei teatri di guerra, ringraziando l’Italia per il contributo dato in Afghanistan.  A seguito delle domande della stampa accreditata riguardo le polemiche uscite sulle espressioni con aria molto preoccupata fotografate nella situation room e sul motivo per cui Bin Laden non è stato arrestato anziché ucciso, la Clinton ha glissato nel rispondere, dicendo che la mano sulla bocca che si vede, era forse dovuto a un colpo di tosse provocata da allergie, e riguardo l’uccisione di Bin Laden, ha semplicemente ribadito che Osama era un pericolo non solo per l’Usa ma per tutta l’umanità e ha dichiarato di non voler commentare la condotta dei militari che hanno eseguito il blitz, consapevole della loro correttezza e professionalità.

Hilary Clinton ha così ringraziato l’Italia e si è congedata dalla stampa.

 

Alla conferenza stampa ha fatto seguito il vero e proprio incontro politico del Gruppo di Contatto per la Libia, utile per favorire l’avvio di un processo politico inclusivo tale da permettere al popolo libico di poter scegliere il proprio futuro, discutendo anche sugli approcci sull’assistenza umanitaria e per il sostegno a lungo termine.

La necessità di un coordinamento per la risoluzione della crisi è stato il fulcro dell’incontro. La riunione è stata co-presieduta dal ministro degli Affari Esteri Franco Frattini, e il Primo Ministro degli Esteri del Qatar, Sheik Hamad Bin Jassim Bin Jabr Al-Thani. Un rappresentante del Consiglio Nazionale di Transizione libico è stato invitato a rivolgere un discorso ai partecipanti alla riunione. All’incontro del Gruppo di Contatto per la Libia è seguita la conferenza congiunta con i co-presidenti e il rappresentante del Consiglio di Transizione libico. Una formalità, questa conferenza stampa, che ha dato modo di ribadire la totale solidarietà al popolo libico contro le violenze perpetrate dal regime. “L’isolamento di Gheddafi – afferma Frattini – continua e aumenta”. L’obiettivo principale, dichiara Frattini alla stampa, è arrivare al “cessate il fuoco” e all’abbandono del potere da parte del Muhammar.

 

Nell’assemblea non aperta alla stampa, si è parlato di ricostruzione della Libia partendo da elezioni nei singoli comuni, partendo dal basso. Le misure di sostegno devono essere politiche, finanziarie e militari, ricostruendo una struttura organizzativa con l’aiuto anche del mondo arabo, evocando un nuovo piano Marshall per il futuro della Libia. Il primo ministro del Qatar, rivolto alla stampa, ha parlato di questo incontro come un punto di partenza importante ma che non deve fermarsi alle parole, bensì concretizzarsi con atti pratici.

E’ stato sempre Frattini a far notare come sia possibile usare le armi legali (la risoluzione 1970, che prevede l’embargo, e la risoluzione 1973 che prevede l’assistenza militare ai fini dell’autodifesa) per difendere il popolo libico dalle prevaricazioni di Gheddafi. Pare che siano stati stanziati già 250 mln di euro per la   Libia, le azioni di coordinamento saranno gestite da un gruppo di paesi, e alternativamente da Francia e Italia.

Alcune domande della stampa accreditata sono state precise ma rimaste senza risposta. Una giornalista ha chiesto cosa sarebbe successo con i contratti italiani per lo sfruttamento delle risorse e come sarebbe stato affrontato il problema. La risposta del ministro del Qatar è stata “saranno stanziati finanziamenti attingendo ai beni congelati per l’assistenza umanitaria, stipendi e viveri”. Una risposta a una domanda immaginaria, probabilmente, perchè la giornalista ha chiesto tutt’altro. Ma la cosa che salta all’occhio tra i documenti consegnati alla stampa, è stata la presenza al tavolo delle trattative di alcuni osservatori di cui non si è parlato: Banca Mondiale e Santa Sede.