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Funerali del Capitano Ranzani: "La pace esige un eroismo più grande della guerra e una maggiore fedelta' alla verità”

ROMA 03 Marzo 2011 – In una chiesa gremita di cittadini, militari di tutte le Forze Armate e di Autorità civili, militari e religiose, si sono svolte questa mattina le esequie solenni del Capitano Massimo Ranzani, caduto al rientro di una operazione di assistenza medica nei pressi di Shindand, in Afghanistan.
La cerimonia si è svolta nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dei Vertici delle Istituzioni che si sono stretti al feretro, avvolto nel Tricolore, per l’ultimo saluto.
”Massimo è stato colpito mentre rientrava da un’operazione di assistenza medica, dopo aver distribuito vestiti, coperte, scarpe e tonnellate di cibo – ha detto Mons. Vincenzo Pelvi, Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia, nel corso dell’omelia – operazioni che i nostri giovani svolgono quotidianamente perché hanno scelto di ‘investire’ nel povero la propria storia”.

”Da buon cristiano, cresciuto tra gli scout della sua parrocchia, sapeva bene che la pace esige il lavoro più eroico e il sacrificio più difficile – ha proseguito Mons. Pelvi -. Esige un eroismo più grande della guerra e una maggiore fedeltà alla verità”.
Le esequie solenni si sono concluse con la preghiera dell’Alpino e le note del silenzio. Il feretro, portato a spalla dai commilitoni del 5°reggimento alpini, è stato accolto da un lungo, commosso, applauso della folla in attesa all’uscita della Basilica e salutato con gli ‘Onori ai Caduti’ dal picchetto d’onore interforze schierato sul piazzale.

( courtesy www.difesa.it )

Funerali del Capitano Ranzani: “La pace esige un eroismo più grande della guerra e una maggiore fedelta’ alla verità”

ROMA 03 Marzo 2011 – In una chiesa gremita di cittadini, militari di tutte le Forze Armate e di Autorità civili, militari e religiose, si sono svolte questa mattina le esequie solenni del Capitano Massimo Ranzani, caduto al rientro di una operazione di assistenza medica nei pressi di Shindand, in Afghanistan.
La cerimonia si è svolta nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dei Vertici delle Istituzioni che si sono stretti al feretro, avvolto nel Tricolore, per l’ultimo saluto.
”Massimo è stato colpito mentre rientrava da un’operazione di assistenza medica, dopo aver distribuito vestiti, coperte, scarpe e tonnellate di cibo – ha detto Mons. Vincenzo Pelvi, Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia, nel corso dell’omelia – operazioni che i nostri giovani svolgono quotidianamente perché hanno scelto di ‘investire’ nel povero la propria storia”.

”Da buon cristiano, cresciuto tra gli scout della sua parrocchia, sapeva bene che la pace esige il lavoro più eroico e il sacrificio più difficile – ha proseguito Mons. Pelvi -. Esige un eroismo più grande della guerra e una maggiore fedeltà alla verità”.
Le esequie solenni si sono concluse con la preghiera dell’Alpino e le note del silenzio. Il feretro, portato a spalla dai commilitoni del 5°reggimento alpini, è stato accolto da un lungo, commosso, applauso della folla in attesa all’uscita della Basilica e salutato con gli ‘Onori ai Caduti’ dal picchetto d’onore interforze schierato sul piazzale.

( courtesy www.difesa.it )

Dare alla pace un senso pienamente umano, mons. Pelvi nell'omelia per gli alpini caduti

ROMA 12 Ottobre 2010 – Si sono svolti nella basilica romana di Santa Maria degli Angeli i funerali solenni degli alpini uccisi sabato scorso in Afghanistan. Le bare dei quattro militari, Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville e Marco Pedone erano avvolte nel Tricolore, i genitori tenevano le foto dei loro cari strette al petto. Presenti nella chiesa le massime autorità dello Stato, dal presidente della Repubblica Napolitano ai presidenti di Senato e Camera, Schifani e Fini, al ministro della Difesa Ignazio La Russa e ad altri esponenti del governo, del Parlamento e e ai vertici delle Forze Armate.
« Marco, Francesco, Gianmarco, Sebastiano “profeti del bene comune”, erano in Afghanistan per difendere aiutare, addestrare » – ha detto mons. Vincenzo Pelvi nell’omelia.
« I nostri militari sono coinvolti nel grande compito di dare allo sviluppo e alla pace un senso pienamente umano – ha sottollienato l’arcivescovo – e dinanzi a tale responsabilità nessunno può restare neutrale perché ciò indebolisce il nostro impegno per la sicurezza. Per costruire la pace serve la tessitura di contatti diplomatici, scambi economici, assieme a impegni condivisi per scalzare tentazioni terroristiche».