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Operazione "Magna Charta"

‘NDRANGHETA E NARCOTRAFFICO – OPERAZIONE INTERNAZIONALE DEI CARABINIERI.

DECINE DI ARRESTI IN ITALIA, BULGARIA, SLOVENIA, SPAGNA, OLANDA, FINLANDIA E CROAZIA. SEQUESTRATE 6 TONNELLATE DI COCAINA

 

ROMA 04 Giugno 2012 – I carabinieri del ROS hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Milano, su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 30 indagati, per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti e specifici reati di importazione di ingentissimi quantitativi di cocaina.

Sette trafficanti sono stati arrestati in Lombardia, Piemonte e Veneto, mentre gli altri interventi sono stati effettuati in Bulgaria, Spagna, Olanda, Slovenia, Romania, Croazia, Finlandia e Georgia dai carabinieri e dalle locali forze di polizia che da tempo stavano collaborando alle indagini.

I provvedimenti restrittivi scaturiscono dalle indagini avviate sin dal 2005 in Piemonte nei confronti di una componente calabrese riconducibile alle cosche di Rosarno (RC) ed in particolare alla famiglia BELLOCCO.

Il gruppo si riforniva della droga destinata al mercato piemontese tramite un sodalizio di matrice bulgara che provvedeva all’importazione dello stupefacente in Italia ed in Europa e la cui centrale operativa veniva localizzata a Milano.

L’attività investigativa proseguiva quindi sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Milano,documentando l’attività di brokeraggio della componente bulgara anche in favore di altri gruppi italiani e stranieri ed accertandone la responsabilità nell’importazione di ingenti quantitativi di cocaina dall’Argentina.

     Il fondamentale supporto della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia e di Eurojust, consentiva poi di estendere le indagini in Bulgaria, con la collaborazione di quelle Autorità ed in Spagna, dove veniva individuata ad Alicante un’ulteriore base operativa del sodalizio.

Nella prima fase delle indagini, le modalità e l’entità del traffico venivano riscontrate da numerosi interventi di riscontro, con l’arresto di corrieri bulgari provenienti dall’aeroporto dominicano di La Romana ed il sequestro di singoli carichi negli scali aerei di Milano e Amsterdam.

In un secondo momento, le indagini documentavano un ben più rilevante flusso di narcotico, importato via mare dall’organizzazione attraverso imbarcazioni da diporto appositamente modificate. Gli specialisti di queste importazioni erano gli italiani CATTELAN Fabio ed il fratello Lucio, deputati anche al reclutamento degli skipper ed al reperimento delle imbarcazioni predisposte con doppi fondi, che dai Caraibi navigavano da e verso i porti turistici della Spagna e delle isole Baleari, luogo di approdo e di primo stoccaggio della cocaina, successivamente trasferita in Italia, ma anche in più Paesi europei ed alla Croazia, dove dimoravano il trafficante padovano Antonio MELATO ed il figlio Alessandro.

Challenger     Nel febbraio 2007, le attività tecniche condotte sul MELATO consentivano di seguire le mosse degli equipaggi che stavano trasportando, su imbarcazioni transoceaniche, enormi carichi di cocaina dal Venezuela in Spagna. Così il 14 febbraio 2007 veniva intercettato a 100 miglia a nordovest dell’arcipelago di Madeira, il veliero BLAUS VII, e sequestrati gli oltre 2000 kg. di cocaina occultati a bordo, con l’arresto di tre membri dell’equipaggio. L’imbarcazione era condotta dal padovano VOLTAN Mattia, ingaggiato dal MELATO. Nel medesimo giorno, sempre su attivazione italiana, veniva intercettato dalla dogana spagnola il natante OCT CHALLENGER e sequestrati ulteriori 4.000 kg. circa di cocaina con l’arresto di sette membri di equipaggio, tra cui gli italiani MEDAGLIA Luca e CORBO Martino, ingaggiati dai fratelli CATTELAN.

arresto Banev     Nel periodo successivo, emergeva l’intenzione degli indagati di riprendere i contatti con gli emissari del cartello fornitore a Girona (E), per riorganizzare ulteriori importazioni di droga, la cui commercializzazione sul mercato europeo avrebbe dovuto ripianare le perdite subite. Tramite MELATO Antonio, il capo della componente bulgara, BANEV Evelin Nicolov, detto Brendo, finanziava quindi il noleggio di nuove imbarcazioni e l’ingaggio degli equipaggi presenti nelle Isole Canarie, approntando in particolare una barca a vela modello Bavaria 47 e la motonave LIBERTAD, funzionale all’importazione di un ulteriore carico di circa 3000 kg. di cocaina. Una grave divulgazione di notizie sull’indagine, di cui venivano posti a conoscenza i principali trafficanti bulgari, determinava tuttavia il congelamento delle attività in corso. La perquisizione eseguita dalla polizia locale a carico del BANEV, arrestato nell’ambito di un autonomo procedimento instaurato in quel Paese per riciclaggio, ha dato riscontro documentale di ciò e condotte le autorità bulgare ad accertare la responsabilità di un magistrato locale, ora non più in servizio.

Sul fronte patrimoniale, le indagini internazionali hanno consentito l’individuazione in Svizzera di numerosi rapporti bancari e finanziari ed il sequestro di una somma complessiva ammontante a circa 10 milioni di euro, provento del narcotraffico.

Al momento dell’intervento dei carabinieri e della polizia croata, il MELATO Antonio, con il figlio Alessandro, anch’egli arrestato a Dubrovnik, stava accingendosi ad una nuova spedizione di narcotico, questa volta, verosimilmente seguendo la rotta africana.

La vasta attività investigativa ha evidenziato un’inedita complicità di gruppi della criminalità italiana con i sodalizi bulgari, in grado di accedere a primari canali di approvvigionamento, investendo enormi capitali anche nell’acquisto di costose imbarcazioni transoceaniche, poi modificate per il trasporto del narcotico.

Il brillante risultato operativo è stato commentato dal Ministro dell’Interno bulgaro Tsvetan Tsvetanov che, nel corso di una conferenza stampa cui hanno partecipato anche il Vice Procuratore Generale Galina Toneva, il Capo della Polizia Kalin Gheorghiev ed il Direttore Generale per la Lotta alla Criminalità Organizzata Stanimir Florov, ha espresso il proprio compiacimento per l’eccellente lavoro svolto e la proficua cooperazione realizzata con l’Italia e l’Arma dei Carabinieri; un impegno condiviso in direzione di obiettivi comuni, che ha consentito, tra l’altro, l’arresto di Evelin Banev, facoltoso uomo d’affari, sospettato di essere uno dei maggiori esponenti della criminalità organizzata bulgara.

Operazione “Magna Charta”

‘NDRANGHETA E NARCOTRAFFICO – OPERAZIONE INTERNAZIONALE DEI CARABINIERI.

DECINE DI ARRESTI IN ITALIA, BULGARIA, SLOVENIA, SPAGNA, OLANDA, FINLANDIA E CROAZIA. SEQUESTRATE 6 TONNELLATE DI COCAINA

 

ROMA 04 Giugno 2012 – I carabinieri del ROS hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Milano, su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 30 indagati, per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti e specifici reati di importazione di ingentissimi quantitativi di cocaina.

Sette trafficanti sono stati arrestati in Lombardia, Piemonte e Veneto, mentre gli altri interventi sono stati effettuati in Bulgaria, Spagna, Olanda, Slovenia, Romania, Croazia, Finlandia e Georgia dai carabinieri e dalle locali forze di polizia che da tempo stavano collaborando alle indagini.

I provvedimenti restrittivi scaturiscono dalle indagini avviate sin dal 2005 in Piemonte nei confronti di una componente calabrese riconducibile alle cosche di Rosarno (RC) ed in particolare alla famiglia BELLOCCO.

Il gruppo si riforniva della droga destinata al mercato piemontese tramite un sodalizio di matrice bulgara che provvedeva all’importazione dello stupefacente in Italia ed in Europa e la cui centrale operativa veniva localizzata a Milano.

L’attività investigativa proseguiva quindi sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Milano,documentando l’attività di brokeraggio della componente bulgara anche in favore di altri gruppi italiani e stranieri ed accertandone la responsabilità nell’importazione di ingenti quantitativi di cocaina dall’Argentina.

     Il fondamentale supporto della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia e di Eurojust, consentiva poi di estendere le indagini in Bulgaria, con la collaborazione di quelle Autorità ed in Spagna, dove veniva individuata ad Alicante un’ulteriore base operativa del sodalizio.

Nella prima fase delle indagini, le modalità e l’entità del traffico venivano riscontrate da numerosi interventi di riscontro, con l’arresto di corrieri bulgari provenienti dall’aeroporto dominicano di La Romana ed il sequestro di singoli carichi negli scali aerei di Milano e Amsterdam.

In un secondo momento, le indagini documentavano un ben più rilevante flusso di narcotico, importato via mare dall’organizzazione attraverso imbarcazioni da diporto appositamente modificate. Gli specialisti di queste importazioni erano gli italiani CATTELAN Fabio ed il fratello Lucio, deputati anche al reclutamento degli skipper ed al reperimento delle imbarcazioni predisposte con doppi fondi, che dai Caraibi navigavano da e verso i porti turistici della Spagna e delle isole Baleari, luogo di approdo e di primo stoccaggio della cocaina, successivamente trasferita in Italia, ma anche in più Paesi europei ed alla Croazia, dove dimoravano il trafficante padovano Antonio MELATO ed il figlio Alessandro.

Challenger     Nel febbraio 2007, le attività tecniche condotte sul MELATO consentivano di seguire le mosse degli equipaggi che stavano trasportando, su imbarcazioni transoceaniche, enormi carichi di cocaina dal Venezuela in Spagna. Così il 14 febbraio 2007 veniva intercettato a 100 miglia a nordovest dell’arcipelago di Madeira, il veliero BLAUS VII, e sequestrati gli oltre 2000 kg. di cocaina occultati a bordo, con l’arresto di tre membri dell’equipaggio. L’imbarcazione era condotta dal padovano VOLTAN Mattia, ingaggiato dal MELATO. Nel medesimo giorno, sempre su attivazione italiana, veniva intercettato dalla dogana spagnola il natante OCT CHALLENGER e sequestrati ulteriori 4.000 kg. circa di cocaina con l’arresto di sette membri di equipaggio, tra cui gli italiani MEDAGLIA Luca e CORBO Martino, ingaggiati dai fratelli CATTELAN.

arresto Banev     Nel periodo successivo, emergeva l’intenzione degli indagati di riprendere i contatti con gli emissari del cartello fornitore a Girona (E), per riorganizzare ulteriori importazioni di droga, la cui commercializzazione sul mercato europeo avrebbe dovuto ripianare le perdite subite. Tramite MELATO Antonio, il capo della componente bulgara, BANEV Evelin Nicolov, detto Brendo, finanziava quindi il noleggio di nuove imbarcazioni e l’ingaggio degli equipaggi presenti nelle Isole Canarie, approntando in particolare una barca a vela modello Bavaria 47 e la motonave LIBERTAD, funzionale all’importazione di un ulteriore carico di circa 3000 kg. di cocaina. Una grave divulgazione di notizie sull’indagine, di cui venivano posti a conoscenza i principali trafficanti bulgari, determinava tuttavia il congelamento delle attività in corso. La perquisizione eseguita dalla polizia locale a carico del BANEV, arrestato nell’ambito di un autonomo procedimento instaurato in quel Paese per riciclaggio, ha dato riscontro documentale di ciò e condotte le autorità bulgare ad accertare la responsabilità di un magistrato locale, ora non più in servizio.

Sul fronte patrimoniale, le indagini internazionali hanno consentito l’individuazione in Svizzera di numerosi rapporti bancari e finanziari ed il sequestro di una somma complessiva ammontante a circa 10 milioni di euro, provento del narcotraffico.

Al momento dell’intervento dei carabinieri e della polizia croata, il MELATO Antonio, con il figlio Alessandro, anch’egli arrestato a Dubrovnik, stava accingendosi ad una nuova spedizione di narcotico, questa volta, verosimilmente seguendo la rotta africana.

La vasta attività investigativa ha evidenziato un’inedita complicità di gruppi della criminalità italiana con i sodalizi bulgari, in grado di accedere a primari canali di approvvigionamento, investendo enormi capitali anche nell’acquisto di costose imbarcazioni transoceaniche, poi modificate per il trasporto del narcotico.

Il brillante risultato operativo è stato commentato dal Ministro dell’Interno bulgaro Tsvetan Tsvetanov che, nel corso di una conferenza stampa cui hanno partecipato anche il Vice Procuratore Generale Galina Toneva, il Capo della Polizia Kalin Gheorghiev ed il Direttore Generale per la Lotta alla Criminalità Organizzata Stanimir Florov, ha espresso il proprio compiacimento per l’eccellente lavoro svolto e la proficua cooperazione realizzata con l’Italia e l’Arma dei Carabinieri; un impegno condiviso in direzione di obiettivi comuni, che ha consentito, tra l’altro, l’arresto di Evelin Banev, facoltoso uomo d’affari, sospettato di essere uno dei maggiori esponenti della criminalità organizzata bulgara.

Operazione Meta 2010: carabinieri smantellano organizzazione di narcotraffico internazionale

ROMA 10 Novembre 2011 – Nel corso della notte, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma, dr. Maurizio Caivano, su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Roma (PM Giancarlo Capaldo, Diana De Martino e Maria Cristina Palaia), nei confronti di 30 persone indagate per associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, per avere costituito una ramificata organizzazione criminale operante in più località italiane e all’estero, responsabile dell’importazione in Europa di ingenti carichi di cocaina dal Sudamerica.

Arresti, perquisizioni e sequestri patrimoniali per un valore di 5 milioni di euro sono stati eseguiti in Calabria, nelle provincie di Vibo Valentia e Reggio Calabria, nonché in provincia di Bari, Brescia, Bologna, Latina, Palermo e Pavia.

L’indagine, convenzionalmente denominata “Meta 2010” è stata avviata dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di via in Selci nel mese di settembre 2010 ed ha consentito di delineare la struttura di una ramificata organizzazione criminale operante in più località italiane e all’estero, in grado di approvvigionarsi di ingenti quantitativi di cocaina direttamente dai cartelli colombiani produttori del narcotico e di importarli in Italia occultandoli, con varie metodiche, all’interno di carichi di merce legale trasportata via nave o via aereo.

La rilevanza del traffico di stupefacenti gestito dal sodalizio criminale emerge dai seguenti maxi sequestri effettuati dagli investigatori, di carichi di narcotico che stavano per essere immessi sul mercato italiano e europeo:

−         400 Kg. di cocaina, sequestrati il 13 settembre 2010 dalla Polizia Colombiana a Bogotà, che avrebbero dovuto essere importati in Italia tramite un cargo aereo;

−         1.000 Kg. di cocaina purissima, sequestrati il 12 novembre 2010 dal Nucleo Investigativo Carabinieri di Roma nel porto di Gioia Tauro (RC), rinvenuti all’interno dei telai di carrelli agricoli contenuti in un container scaricato da una nave cargo proveniente dal Brasile;

−         1.200 Kg. di cocaina purissima, sequestrati in data 8 aprile 2011 dal Nucleo Investigativo Carabinieri di Roma nel porto di Livorno, rinvenuti all’interno di un container contenente scatolame di prodotti alimentari (lattine di “palmito”), scaricato da una nave cargo proveniente dal Cile.

Il sodalizio criminale oggetto di indagine è risultato composto da un nucleo centrale di personaggi di origine calabrese riconducibili all’alveo criminale della ‘ndrangheta i quali facevano capo al noto narcotrafficante calabrese BARBIERI Vincenzo (classe 1956) fino al suo assassinio, avvenuto a San Calogero (VV), in data 12 marzo 2011, ad opera di due killer che gli esplodevano contro 24 colpi di arma da fuoco.

Il BARBIERI era stato indagato in passato dalla DDA di Catanzaro per partecipazione ad associazione mafiosa, perché affiliato al clan “Mancuso” di Limbadi (VV), nonché per traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

Dalle investigazioni dei Carabinieri di Roma è emerso che il BARBIERI, benché sorvegliato speciale di P.S. con obbligo di soggiorno nel comune di Bologna, continuava a reggere le fila dell’organizzazione criminale investigata, ricevendo i propri accoliti in un albergo della città felsinea, oppure incontrandoli durante le poche trasferte in Calabria, autorizzate dall’A.G. per assistere ai procedimenti penali a suo carico.

Il BARBIERI e i suoi uomini operavano tramite un affiliato dell’organizzazione, anch’egli calabrese, appositamente stabilitosi in Colombia, il quale era in grado di trattare la fornitura dei carichi di cocaina conla BACRIM colombiana (“Bandas Criminales Emergentes al Servicio del Narcotrafico”) a cui viene attribuito l’invio di tonnellate di cocaina negli USA e in Europa. Il sodalizio investigato godeva di particolare credito presso tale organizzazione criminale colombiana, tanto da riuscire a ottenere più forniture di narcotico nonostante i numerosi sequestri subiti.

Al fine di realizzare le ingenti importazioni di droga, il gruppo di calabresi capeggiati dal BARBIERI si era associato ad alcuni personaggi di origine pugliese esperti di import – export, i quali avevano il compito di gestire le imprese commerciali da utilizzare per l’importazione dal Sudamerica dei carichi di merce legale al cui interno, con varie metodiche, veniva occultata la cocaina.

Nel corso dell’indagine è stato riscontrato come il sodalizio fosse in grado di ricorrere a vari metodi di occultamento della droga, disponendo evidentemente di collaudati appoggi logistico-operativi in vari paesi sudamericani come l’Argentina, il Brasile, la Bolivia e il Cile. In particolare, la cocaina è stata occultata all’interno di:

–               telai in metallo di carrelli agricoli;

–               lattine per alimenti confezionate in maniera del tutto identica ad un prodotto (“palmito”) commercializzato da una ditta boliviana;

–               confezioni di prodotti di artigianato colombiano (bambole in legno);

–               materiale di imballaggio di pannelli e parquet in legno.

In Italia il gruppo criminale oggetto di indagine operava in più località e, in particolare, nelle provincie di Vibo Valentia, Bari e Bologna, nonché in Lombardia ove, si ritiene, fosse destinata una buona parte della droga sequestrata a Gioia Tauro e Livorno. Parte dei carichi di stupefacente sequestrati al sodalizio era invece verosimilmente destinato al Nord Europa.

L’indagine, condotta dalla 3^ Sezione del Nucleo Investigativo di Roma, è stata sviluppata anche grazie a una proficua attività di cooperazione internazionale avviata tramite la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga italiana (D.C.S.A.), con il S.O.C.A. britannico (“Serious Organized Crime Agency”) ed il D.A.S. (“Departamento Administrativo de Securidad”) colombiano. Presso i porti di Gioia Tauro e Livorno l’Agenzia delle Dogane – Servizio Antifrodi doganali ha fornito un considerevole supporto e collaborazione ai Carabinieri per operare il sequestro delle 2,2 tonnellate di cocaina.

I sequestri in parola sono fra i maggiori mai operati in Italia ed Europa negli ultimi 20 anni. Il valore economico dei 2.200 kg di cocaina purissima sequestrati dai militari di via in Selci si aggira su 100 milioni di euro sul mercato all’ingrosso e 500 milioni di euro sul mercato dello spaccio al dettaglio.